Giacca trekking-Pantaloni trekking-Zaino da montagna-Sci-alpinismo-Hiking-Snowboard-Shell-Hard-shell-Arrampicata-sportiva-Scarpette-da-arrimpicata-Scarpe-da-montagna-Trekking-Lana-Baselayer-Piumino-Vendita-abbigliamento-attrezzatura-per-la-montagna

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Agosto 12, 2022

Perché fare clean climbing?

Che cosa abbiamo fatto?

Una domanda che sempre più spesso si pongono le generazioni passate all’alba di quello che sembra un declino climatico e ambientale.

Che cosa possiamo fare?

Domanda che si pongono le nuove generazioni di fronte al repentino arresto di tutte le bilanciate funzioni sistemiche che hanno caratterizzato la Terra per milioni di anni.

C’è poi una terza domanda da porsi: Quando possiamo fare?

Le risposte sono molte, diverse, esaustive alcune e portatrici di nuove domande le altre, sono spesso accompagnate da congetture personali e dall’inesperienza diffusa di lettura critica e approfondimento.

Noi vogliamo invitarvi a tenere sempre a mente questo suggerimento: ad ogni informazione in ingresso fate corrispondere un fact checking da almeno 3 diverse fonti; è l’unico modo che abbiamo per costruirci una visione personale e comprendere come il mondo si muove e come, sempre più spesso, viene mosso da multinazionali, interessi ed economie di scala comprensibilmente inarrestabili.

Per dare però una nostra risposta alla domanda, una delle possibili come già detto, vogliamo parlarvi delle ultime esperienze che abbiamo vissuto nel mondo dell’arrampicata.

Siamo stati invitati all’inaugurazione di una nuova falesia nella splendida valle Roveto, a Civita D’antino per essere precisi, e ci siamo trovati davanti ad un paesaggio maestoso, figlio delle piogge e della presenza di acqua -elemento ormai sempre più raro- verde come i nostri occhi ricordavano da memorie ataviche dei nostri antenati abitanti del mondo silvestre.

Questa Falesia si erge dietro un piccolo bosco, la natura è ancora una padrona severa che richiede rispetto, e durante la presentazione della Falesia è stato raccontato un aneddoto che ci ha colpiti.

Giacca trekking-Pantaloni trekking-Zaino da montagna-Sci-alpinismo-Hiking-Snowboard-Shell-Hard-shell-Arrampicata-sportiva-Scarpette-da-arrimpicata-Scarpe-da-montagna-Trekking-Lana-Baselayer-Piumino-Vendita-abbigliamento-attrezzatura-per-la-montagna

Yvon Chouinard anni ’60

Porsi le domande giuste:

Durante le prime perlustrazioni per capire dove fare le prime vie di arrampicata i ragazzi dell’A.S.D. Skimuniti avevano individuato una parete perfetta per forma e qualità della roccia. Discendendo la parete hanno scoperto che in alcune fessure c’erano nidi di Poiana con figliate attive e in crescita, questa scoperta li ha portati a fermarsi e a scegliere una nuova parete da esplorare e tracciare.

C’è da dire che l’evento oltre che costringerli a cambiare itinerario e parete li ha posti davanti ad un quesito non da poco: dove si colloca il confine fra spazio vitale e libertà. Come si declina questo concetto all’interno di un ecosistema formato da molteplici specie animali e vegetali?

Dove inizia il nostro spazio di essere umani e dove quello degli animali?

Ponendosi queste domande hanno innanzitutto deciso di abbandonare alcuni progetti presenti nella zona e di dedicarsi solo alla parete tracciata e inaugurata il 10 agosto ma hanno anche fatto sorgere una interessante questione: e se si facesse un percorso a ritroso e si ripulissero tutte le vie spittate fino ad ora iniziando a scalare sotto la filosofia del CLEAN CLIMBING?

Black-diamond-story-heritage-camalot-clean-climbing-trad-arrampicata

Clean climber.

Ovviamente da parte loro e da parte nostra questa è una provocazione, in Europa ci sono circa 5 milioni di arrampicatori attivi di cui 500.000 si trovano in Italia. Chiedere a tutte queste persone di ristrutturare dall’oggi al domani la loro idea di arrampicata è difficile ma iniziare a lavorare per rendere il concetto più vicino alle nuove generazioni di arrampicatori questo si, questo si può fare.

Quando nasce il Clean Climbing?

Il Clean Climbing è una filosofia di ascesa nata negli anni ‘70, quando i primi che si avvicinarono alla roccia con uno spirito molto più umano e meno competitivo, credevano che la salita dalla base alla vetta di una via fosse un vero e proprio processo meditativo. Arrivare in cima significava aver studiato il percorso, compreso le proprie possibilità, ascoltato i consigli provenienti dal tuo corpo e dalla tua mente ma soprattutto significava assecondare la naturale struttura della roccia.

Non si bucava, chiodava e quindi modificava la natura in maniera permanente ma la si assecondava facendosi guidare da essa. Era una arrampicata pulita, senza tracce, pura.

I primi a decidere di vivere l’arrampicata in questo modo furono i californiani guidati da una azienda innovativa per l’epoca: Black Diamond Equipment.

Fabbri, saldatori, scalatori, ecologisti, folli. Visioni di questo tipo possono essere portate avanti solo da personaggi fuori dal normale selciato che il vivere cittadino e occidentale ci propone.

Questi californiani, come ci piace chiamarli, furono i primi ad aderire ad un pensiero più per contrasto che per coscienza senza sapere che cinquant’anni più tardi migliaia di arrampicatori in tutto il mondo avrebbero ricominciato ad abbracciare la loro rivoluzione portandola nel mondo moderno.

Da una falesia nel centro Italia è nata una domanda sulle nostre responsabilità di scalatori e tracciatori e noi vogliamo dare il nostro contributo.

Nei prossimi mesi ci impegneremo a specializzarci nel clean climbing, formando corsi, istruttori, trovando falesie e tracciando vie.

Sarà un percorso lento e non semplice ma sarà divertente, edificante, ricostituente e se possibile condiviso con quante più persone possibile.

Do More.

Use countless time.

Ci si vede in Natura.

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Che cosa possiamo fare?

Domanda che si pongono le nuove generazioni di fronte al repentino arresto di tutte le bilanciate funzioni sistemiche che hanno caratterizzato la Terra per milioni di anni.

C’è poi una terza domanda da porsi: Quando possiamo fare?

Le risposte sono molte, diverse, esaustive alcune e portatrici di nuove domande le altre, sono spesso accompagnate da congetture personali e dall’inesperienza diffusa di lettura critica e approfondimento.

Noi vogliamo invitarvi a tenere sempre a mente questo suggerimento: ad ogni informazione in ingresso fate corrispondere un fact checking da almeno 3 diverse fonti; è l’unico modo che abbiamo per costruirci una visione personale e comprendere come il mondo si muove e come, sempre più spesso, viene mosso da multinazionali, interessi ed economie di scala comprensibilmente inarrestabili.

Per dare però una nostra risposta alla domanda, una delle possibili come già detto, vogliamo parlarvi delle ultime esperienze che abbiamo vissuto nel mondo dell’arrampicata.

Siamo stati invitati all’inaugurazione di una nuova falesia nella splendida valle Roveto, a Civita D’antino per essere precisi, e ci siamo trovati davanti ad un paesaggio maestoso, figlio delle piogge e della presenza di acqua -elemento ormai sempre più raro- verde come i nostri occhi ricordavano da memorie ataviche dei nostri antenati abitanti del mondo silvestre.

Questa Falesia si erge dietro un piccolo bosco, la natura è ancora una padrona severa che richiede rispetto, e durante la presentazione della Falesia è stato raccontato un aneddoto che ci ha colpiti.

Giacca trekking-Pantaloni trekking-Zaino da montagna-Sci-alpinismo-Hiking-Snowboard-Shell-Hard-shell-Arrampicata-sportiva-Scarpette-da-arrimpicata-Scarpe-da-montagna-Trekking-Lana-Baselayer-Piumino-Vendita-abbigliamento-attrezzatura-per-la-montagna

Yvon Chouinard anni ’60

Porsi le domande giuste:

Durante le prime perlustrazioni per capire dove fare le prime vie di arrampicata i ragazzi dell’A.S.D. Skimuniti avevano individuato una parete perfetta per forma e qualità della roccia. Discendendo la parete hanno scoperto che in alcune fessure c’erano nidi di Poiana con figliate attive e in crescita, questa scoperta li ha portati a fermarsi e a scegliere una nuova parete da esplorare e tracciare.

C’è da dire che l’evento oltre che costringerli a cambiare itinerario e parete li ha posti davanti ad un quesito non da poco: dove si colloca il confine fra spazio vitale e libertà. Come si declina questo concetto all’interno di un ecosistema formato da molteplici specie animali e vegetali?

Dove inizia il nostro spazio di essere umani e dove quello degli animali?

Ponendosi queste domande hanno innanzitutto deciso di abbandonare alcuni progetti presenti nella zona e di dedicarsi solo alla parete tracciata e inaugurata il 10 agosto ma hanno anche fatto sorgere una interessante questione: e se si facesse un percorso a ritroso e si ripulissero tutte le vie spittate fino ad ora iniziando a scalare sotto la filosofia del CLEAN CLIMBING?

Black-diamond-story-heritage-camalot-clean-climbing-trad-arrampicata

Clean climber.

Ovviamente da parte loro e da parte nostra questa è una provocazione, in Europa ci sono circa 5 milioni di arrampicatori attivi di cui 500.000 si trovano in Italia. Chiedere a tutte queste persone di ristrutturare dall’oggi al domani la loro idea di arrampicata è difficile ma iniziare a lavorare per rendere il concetto più vicino alle nuove generazioni di arrampicatori questo si, questo si può fare.

Quando nasce il Clean Climbing?

Il Clean Climbing è una filosofia di ascesa nata negli anni ‘70, quando i primi che si avvicinarono alla roccia con uno spirito molto più umano e meno competitivo, credevano che la salita dalla base alla vetta di una via fosse un vero e proprio processo meditativo. Arrivare in cima significava aver studiato il percorso, compreso le proprie possibilità, ascoltato i consigli provenienti dal tuo corpo e dalla tua mente ma soprattutto significava assecondare la naturale struttura della roccia.

Non si bucava, chiodava e quindi modificava la natura in maniera permanente ma la si assecondava facendosi guidare da essa. Era una arrampicata pulita, senza tracce, pura.

I primi a decidere di vivere l’arrampicata in questo modo furono i californiani guidati da una azienda innovativa per l’epoca: Black Diamond Equipment.

Fabbri, saldatori, scalatori, ecologisti, folli. Visioni di questo tipo possono essere portate avanti solo da personaggi fuori dal normale selciato che il vivere cittadino e occidentale ci propone.

Questi californiani, come ci piace chiamarli, furono i primi ad aderire ad un pensiero più per contrasto che per coscienza senza sapere che cinquant’anni più tardi migliaia di arrampicatori in tutto il mondo avrebbero ricominciato ad abbracciare la loro rivoluzione portandola nel mondo moderno.

Da una falesia nel centro Italia è nata una domanda sulle nostre responsabilità di scalatori e tracciatori e noi vogliamo dare il nostro contributo.

Nei prossimi mesi ci impegneremo a specializzarci nel clean climbing, formando corsi, istruttori, trovando falesie e tracciando vie.

Sarà un percorso lento e non semplice ma sarà divertente, edificante, ricostituente e se possibile condiviso con quante più persone possibile.

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